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IL MIO PEGGIOR INCUBO LAVORATIVO

Era un periodo complicato, molto complicato,  ero confuso ed avevo accettato quel lavoro solo perché avevo “bisogno” di aggrapparmi ad una speranza.

Pian piano da un sogno si era materializzato un incubo. Quell’azienda (non la nominerò per ovvi motivi) non era come le altre aveva qualcosa di diabolico, un sistema di gestione delle persone “stritolante”.  In quell’azienda o meglio sarebbe chiamarla “setta” le persone erano solo dei dati statistici e null’altro. Gli esseri pensanti non erano affatto ben visti, e nel momento in cui manifestavi segnali cerebrali eri bollato come un “eversivo”, potenziale pericolo per i fasulli equilibri interni. Io ero spiato, controllato, messo sotto torchio, oggetto di attenzioni particolari.

Quell’azienda aveva qualcosa di diabolico, faceva leva sui sensi di colpa ed i ricatti per portare le persone a produrre. Quell’azienda non aveva nessuna cura per le persone, era solo interessata al suo business. Essa non aveva alcun interesse per i propri clienti, strumento per fare soldi. Quell’azienda-setta chiamava formazione qualcosa di simile ad una persecuzione personale in cui l’autostima veniva schiacciata fino a farti sentire un verme!

Essa ti metteva contro tutti: famiglia, amici, figli etc…Tutto quello che di bello c’era nella tua vita veniva annientato, chiunque fosse legato a te emotivamente era bollato come “antisociale”.

In quell’azienda lavoravano degli automi privi di qualsiasi reazione emotiva ed umana, con gli occhi iniettati di sangue e la parola “produttività” sempre in bocca.

Sono convinto che sia stato il peggior incubo lavorativo della mia esistenza.

Ricordo ancora come fosse oggi una giornata in particolare.

Partii per Bologna con la morte nel cuore perché mia moglie era incinta e ci avevano appena avvisato di alcune minacce di aborto (che poi si rivelarono false). Laura era sotto un treno ed io peggio.. Partii per quella maledetta formazione-persecuzione. Ricordo che mi misero in una stanza di albergo seduto su una sedia per ore e non avrei dovuto muover un solo muscolo. Ed ogni volta che muovevo un muscolo l’aguzzino di turno mi chiedeva di ricominciare. Questo esercizio avrebbe dovuto forgiare la mia forza di volontà!

Io seduto su quella sedia per ore a subire i loro metodi e mia moglie a casa triste e depressa.

Lasciai la sedia dopo più di tre ore stremato ed andai nella stanza di albergo. Presi il telefono chiamai Laura e piangemmo. Le dissi senza nessun dubbio: “amore mio prendo il primo treno e sono da te a Roma”.

Ed allora “l’eversore” salutò tutti dando sommarie motivazioni tra la perplessità degli aguzzini, presi una taxi ed arrivò per fortuna( o perché lo volevo veramente) quasi subito un intercity che mi portò a Roma in 3 ore!

Probabilmente questa decisione fu il biglietto per la mia libertà. Fu il mio viaggio verso la conquista della mia libertà. Mi cacciarono come un cane da li a poco con nessuna spiegazione convincente. Mi fecero il più grande favore della mia vita perché da solo non avrei avuto mai la forza di farlo. E non so cosa sarebbe accaduto nella mia vita…

NON HO PIU’ VOLUTO SAPERE NULLA DI QUESTI SIGNORI!

Quando siamo sofferenti, in uno stato emotivo incerto, disorientati e bisognosi possiamo prendere delle decisioni malsane, contrarie ai nostri principi e valori. Possiamo trovarci veramente nei guai e senza facili vie di uscita.

E’ stata una esperienza terribile, ho toccato il fondo ma ho anche imparato più di qualsiasi esperienza…Ho raccolto quello che rimaneva del mio amor proprio e della mia autostima ed ho ricominciato.

 

Con il cuore

Luigi

 

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